“Covid 19… il trauma condiviso” Effetti positivi inaspettati del Covid: la crescita individuale”

Cosa è un trauma psicologico? È una rottura, un’ esperienza dolorosa generata da un evento inaspettato e stressante che fa da spartiacque tra un prima, regolare e familiare ed un dopo, in cui ci si sente storditi e persi. Partendo da queste premesse, la pandemia globale da Covid 19 può essere considerata un’ esperienza traumatica condivisa. Nel giro di pochi mesi infatti, molte delle nostre certezze sono venute meno: abbiamo scoperto quanto nonostante i progressi scientifici siamo vulnerabili ed impreparati ad affrontare ” un nuovo nemico” , abbiamo dovuto rinunciare alla libertà di spostarci,  di incontrare amici e parenti, a questo si aggiunga la scarsità di informazioni iniziale e poi la mole di informazioni confuse che ogni giorno ci vengono fornite.  Questa mancanza di chiarezza ha aumentato in noi il senso di mancanza di controllo sulla realtà e tutti viviamo spaventati per la nostra vita e per quella dei nostri cari. L’ attuale esperienza traumatica condivisa sta accrescendo il senso di disagio con un aumento dei disturbi psicologici:  disturbi del sonno, ansia, attacchi di panico, ipocondria, ecc.                       Esiste un antidoto?                                             Forse dare spazio “alla speranza ” e aprire lo sguardo al risvolto positivo di questa medaglia;  per alcuni infatti,  il vivere la pandemia si sta accompagnando ad una crescita personale,  ad un cambiamento inaspettato.  Gli esiti che un evento ha sulla nostra vita variano a seconda di chi siamo, del significato che diamo a ciò  che ci accade nonché dalla rete di sostegno che abbiamo.  Il sentire l’ affetto, la presenza anche di chi c’ è nella distanza, permette una condivisione dei timori, della rabbia ed una possibilità di sentire che la vita e noi stessi abbiamo valore. Il Covid ci ha costretti ad un tempo più  lento, più a contatto con noi stessi;  questo stare più in intimità in alcuni ha prodotto una riflessione più sincera con sé ed una valutazione della propria vita, ci si è  resi conto che si voleva qualcosa di diverso, una vita che avesse maggiore rispondenza ai propri bisogni e valori.            Per molti il rallentare, il fermarsi per sentire il proprio respiro,  lo stare nel proprio corpo e nelle proprie emozioni è fonte di stress e disagio più che di piacere. Per queste persone infatti, è più facile fare, assolvere ai propri doveri che stare con se stessi o con gli altri. La chiusura forzata in casa per i tanti la cui vita fino a quel punto si era rivelata spesso uno scappare,  un evitare di pensare ai propri problemi personali,  di coppia, familiari, è diventata un’ occasione favorevole per contattare emozioni e stati d’ animo più profondi legati alla tristezza, il dispiacere per una vita poco vissuta, non afferrata. Paradossalmente il limite alla loro libertà è stato un modo per scoprirsi più liberi di decidere, di assumersi la responsabilità del proprio tempo. In molti si sono sentiti schiacciati dal terrore della morte, di un mondo repentinamente cambiato, sono stati invasi da immagini di corpi senza vita, talvolta la paura ha lasciato spazio alla rabbia per non sentirsi sopraffatti.  Alcune persone non riuscendo a reggere lo stravolgimento del reale, non tollerano l’ angoscia, il senso di perdita e fragilità,  sembrano rifugiarsi nella negazione della realtà ritenendo il Covid poco più di una banale influenza.                       In maniera forse un po’ semplificata, possiamo dire che coloro che in qualche modo si sono lasciati attraversare dal dolore, dalla paura, che hanno sentito nel loro corpo una fatica a compiere azioni, un bisogno di dare peso ai momenti,  hanno pian piano dato ancor più valore al loro mondo ed in loro è aumentato il bisogno di prendersene cura o hanno sentito di poter avere loro forza per nuove prospettive.  Chi invece, ha continuato a voler tenere lontano la paura, a minimizzare i rischi o addirittura a negarlo, sta vivendo un fase di lotta da cui sarà difficile uscirne con nuove consapevolezze. Da un periodo di crisi personale e collettiva, dall’ esperienza di perdita, angoscia e dolore può nascere la possibilità di ” volersi bene “e puntare per se stessi e per gli altri alla crescita personale.      L ‘ osservare come le persone si muovono per la propria crescita dopo esperienze traumatiche è diventato un vero e proprio modello di studio. Nel 2004 Tedeschi e Calhoun hanno usato il termine di ” post-traumatic growth” intendendo  questo processo di cambiamento. Secondo gli studiosi nelle prime fasi di ” lotta” allo stress le  persone sperimentano una sorta di pensiero ruminante,  che consente di elaborare cognitivamente nuovi obiettivi e le strategie per per conseguirli.  Coloro che sono coinvolti in ciò provano distress,  ma ne escono fortificati.    Più consapevoli dei propri limiti ma anche delle proprie risorse, le persone intraprendono relazioni personali più significative, ristrutturano la propria vita su scopi nuovi, più realistici e gratificanti. Scoprono in sé la forza per aprirsi ad esperienze fino ad allora mai considerate e l’ immagine della propria identità si connota di elementi  più positivi.     Tra  i cambiamenti in molti ritrovano la propria spiritualità;  la fede costituisce non solo un fattore protettivo allo stress, ma è qualcosa che dà all’ uomo un senso di stabilità,  di fiducia e speranza. Avere una speranza generata dalla fede spinge e motiva. Il mondo interiore dell’ uomo, la sua storia, i  suoi vissuti possono acquisire un senso diverso sprattutto se a contatto con eventi o periodi stressanti. Non siamo soli ed abbandonati sulla terra,  siamo uniti agli altri dai    medesimi bisogni di protezione, nelle nostre differenze siamo tutti vulnerabili e questo senso di comunione può aiutare ad essere più tolleranti verso i limiti propri  e altrui. L’ aver superato un evento difficile non solo aiuta ad apprezzare di più la vita, ne cambia le priorità, modifica i valori. Questa capacità di affronotare le esperienze dolorose ritrovandosi più forti è  ciò che definiamo resilienza.  Un’ esperienza come quella attuale della pandemia Covid è sicuramente faticosa e nuova, ma può divenire un’ opportunità di crescita anche se dolorosa, se attraverata riscoprendo le proprie risorse e avendo rispetto per le proprie fragilità.  Se questo processo dovesse risultare complicato mai perdere la speranza nel chiedere aiuto ad un è aspetto che possa accompagnare ad acquisire maggiori strumenti e capacità per la gestione di tutte le emozioni.                                                                        Dott.ssa Angela Cacciapuoti                    psicologa – psicoterapeuta